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martedì 6 dicembre 2011

"La Squadra"

Un momento di lavoro de "La Squadra"

Al “forum sulla non autosufficienza” tenutosi a Bologna il  e 10 novembre scorsi, ha partecipato anche la nostra associazione dando il proprio contributo e sostegno a diversi interventi e proponendo, in particolare, due eventi del tutto innovativi per il nostro settore. Dopo il successo del talk show realizzato al mattino del 10 ANOSS, al pomeriggio, ha presentato “La Squadra”, un intervento formativo e pratico gestito con modalità del tutto diverse dal consueto.
Si è trattato della presentazione di un compito svolto da una squadra vera. Anche se, in realtà, per ragioni pratiche mancavano alcune professionalità, di fatto i presenti erano tutti operatori di uno stesso ente, abituati a lavorare insieme da diverso tempo. Insieme hanno presentato un caso pratico di PAI, per l’esattezza, anch’esso vero; cioè una persona realmente esistente a cui semplicemente si è dato un nome convenzionale. L’idea che si è cercato di realizzare è sostanzialmente questa: parlare di PAI non è una cosa nuova ma non è inutile, parlarne in modo non cattedratico è forse la via per crescere insieme. Non è stato forse una grande novità nei contenuti, è vero, ma si è trattato di una forte provocazione e ha raggiunto l’obiettivo quanto a penetrazione e coinvolgimento, quindi sotto il profilo formativo è stato un intervento valido e importante.
Il workshop del resto non si poneva tanto l’obiettivo di insegnare ma semmai quello di illustrare le difficoltà nella gestione di un gruppo di lavoro attraverso un esempio di vita concreta. Questo è l’elemento determinante della penetrazione nell’interesse del pubblico, il fatto che l’evento si è svolto per così dire “alla pari” imponendosi come parte costitutiva del vissuto professionale dei presenti. E questo è ciò che ha assicurato il coinvolgimento. Una drammatizzazione semplificata di una prassi consueta e diffusa entra senza mediazione nella mente dei presenti, si impone per la sua semplicità e stana il pensiero nascosto e restio cosicché ognuno si senta chiamato a formulare un paragone tra ciò che vede e sente e ciò che abitualmente fa o pensa.
Al termine, visti i risultati di numero e i feedback ricevuti si possono giudicare positivamente due aspetti. Prima di tutto, appunto, la capacità di catturare l’attenzione per la naturalezza con cui un argomento di lavoro è stato reso alla portata di tutti con una sorta di rappresentazione che vedeva ogni operatore presente non uno spettatore ma un soggetto coinvolto nella scena. Sostanzialmente la platea è stata attratta dal fatto che “in cattedra” c’erano loro, quelli di una squadra che poteva anche essere la loro e quindi, appunto, c’erano loro.
Ciò che manca spesso è il coinvolgimento cioè la sensazione che vede sia i relatori sia il pubblico membri di uno stesso processo. È troppo facile infatti, mentre un relatore o un docente parla, distrarsi e sentirsi trasportati verso altri lidi, verso il problema specifico che più ci assilla o verso un fatto personale. Con questo workshop abbiamo cercato di soddisfare l’esigenza di nuove forme comunicative più efficaci.
Come associazione abbiamo lavorato e continueremo a farlo in questa direzione perché siamo certi, ormai, che nel modo attuale è necessario mettere a punto nuove strategie per “far passare” informazioni e concetti. L’idea di una drammatizzazione sia pur semplificata e improvvisata sembra cogliere nel segno.
C’è un altro punto di forza di questa presentazione sperimentale che mette in luce un ulteriore elemento della sua efficacia formativa. “la Squadra” non è semplicemente stato un evento interessante sul piano emotivo, ma è stato anche un potenziale invito ad attività future di confronto reale. Lo si è anche dichiarato, alla fine, ma al di là delle parole è intrinsecamente e per la sua stessa caratteristica uno strumento utile per introdurre una forma di benchmarking.
 Sembra abbastanza auspicabile implementare processi di benchmarking per una consapevole revisione dei valori-obiettivo di prestazione da raggiungere e all’individuazione delle best practice da studiare e imitare. Sostanzialmente per studiare i processi altrui ed eventualmente importarli in casa propria è indispensabile un luogo dove questi processi di lavoro vengono descritti e rappresentati.
Non sempre l'imitazione sarà fattibile completamente sia per le diversità strutturali di base sia per il fatto che ogni cambiamento si scontra con le inerzie, i vincoli e la cultura della propria realtà aziendale, ma, intanto è importante conoscere e confrontare!
Dunque il workshop “La squadra” ha una sua funzione strategica e formativa rispetto a questa pratica di sviluppo aziendale attraverso il confronto normalmente definita pratica di benchmarking, perché ha aperto una via semplice e naturale. Presentandosi senza formalità ha eliminato qualunque distanza col pubblico e ha creato dibattito, cosa molto apprezzata e non sempre ottenuta specie nella tradizionale piattaforma comunicativa dei convegni.
Siamo certi che quanto meno ci sia stata attenzione e curiosità e, per dirla in breve, tutti quelli che hanno pensato:  “ma noi lo sappiamo già e, anzi, lavoriamo meglio!” bene, tutti questi sono dei potenziali interpreti di analoghe performance che a loro volta stimoleranno osservazioni contrastanti e/o di consenso da parte di altri potenziali interpreti e così via.

Alla fine si è parlato, un po’ scherzosamente per la verità, di fare un torneo nazionale del PAI. D’accordo, è un’idea un po’ strana e difficile da realizzare, ma se lo facessimo davvero? Quale migliore occasione per diffondere cultura utilizzando le differenze! A ben pensare bisognerebbe proprio farlo!

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